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Storica dell’arte, autrice di diverse pubblicazioni in materia di beni culturali, ha una lunga esperienza nella gestione dei patrimoni culturali di diverse istituzioni pubbliche e private nonché nel coordinamento delle attività di fondazioni e centri studi e ricerche
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550 reperti, tra ceramiche, armi, utensili, oggetti di culto, monili ci conducono per mano e ci fanno conoscere le nostre radici. La mostra “Le Civiltà e il Mediterraneo”, quindi, è un corpus espositivo di grande significato e fascino, il cui nucleo centrale è dedicato all’archeologia preistorica sarda.
L’operazione tentata, e ben riuscita, è stata quella di raccontare le straordinarie affinità e le convergenze tipologiche e iconografiche sviluppatesi nel bacino del Mediterraneo nella Preistoria e nelle successive fasi protostoriche e storiche.
I curatori della mostra, infatti, rappresentano in sé il percorso seguito: Yuri Piotrovsky del museo statale Ermitage di San Pietroburgo, Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’università di Cagliari e Roberto Concas, direttore del
museo Archeologico nazionale di Cagliari. Questi signori hanno pensato bene di seguire i traffici e gli scambi che univano, in modo diretto o mediato, i centri minerari nell’età del Bronzo.Lo stagno e il rame viaggiavano verso i centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e le regioni asiatiche.
I pezzi esposti avvalorano l’idea di fondo. Il mar Mediterraneo era solcato da un complesso sistema di rotte, connessione tra Occidente e Oriente. Lungo queste rotte si spostavano uomini, merci e idee.
Tanti e particolari, come dicevo, ma soprattutto oggetti di bronzo e i lingotti a pelle di bue dalla caratteristica forma quadrangolare con gli apici sviluppati. Questa forma consentiva un modo più comodo per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio. Raffigurare visivamente al visitatore la connessione che esisteva tra le varie civiltà attraverso gli oggetti questo l’obiettivo.
Libri poderosi non potrebbero riuscire nell’intento meglio di due anfore di luoghi lontani, accostate in un’unica vetrina. Diversi oggetti rinvenuti testimoniano la presenza in diversi luoghi sardi, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, di connessioni strette con il Peloponneso, Creta e Cipro.
Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale. Essi segnano indubbiamente una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo.
Non sorprendiamoci, dunque, se i bronzetti di tori nuragici assomigliano, quasi fratelli al celebre toro di Majkop nella Ciascaucasia?
dal 14 Febbraio 2019 al 16 Giugno 2019
Cagliari
Storica dell’arte, autrice di diverse pubblicazioni in materia di beni culturali, ha una lunga esperienza nella gestione dei patrimoni culturali di diverse istituzioni pubbliche e private nonché nel coordinamento delle attività di fondazioni e centri studi e ricerche
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